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Posts Tagged ‘sogni’

Ritorna vivo il desiderio di fuga. La mia mente sfugge, cerca scappatoie a pastoie mentali ricorrendo ad altre pastoie mentali. Ho in mente un sacco di discorsi. Che non hanno nessun interlocutore appropriato. Solo interlocutori immaginari, ectoplasmi della mia mente. Che voglia di fuga. Devo fare attenzione, di nuovo.

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violino
Dunque, in un’altra vita avrei potuto essere una violinista. Questo ha detto il mio maestro oggi.
“Peccato che tu non abbia iniziato 10 anni fa. Sei un po’ una violinista mancata. 10 anni fa ti avrei detto: arriviamo al diploma”.
Che felicità. Non posso rimproverare nessuno. Certo, non ho iniziato da piccola. Certo, avrei potuto iniziare a 16 anni. Avrei potuto iniziare a 25. Inizio ora a 35, ma sentirmi dire così dal mio insegnante, dopo 7 lezioni, è una gioia infinita.
Non ho voglia di recriminare, sono solo grata a M. per aver tirato fuori dal mio cassetto (e dal suo) questo sogno. Che non è un capriccio, non è uno sfizio o un vezzo intellettuale. E’ una parte di me. E oggi qualcun altro l’ha vista, non perchè mi vuole bene, non perchè vuole compiacermi. Non era un complimento, anzi. Era un “mi dispiace, non voglio infilare il coltello nella piaga, ma è così”. Davvero? che gioia, che gioia, che gioia.

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Non riesco.

Non riesco a concentrarmi, non riesco a lavorare. Non ho voglia di rispondere alle email di lamentosi partner. non so dove sono. Non sono qui, ma non sono nemmeno rimasta a Parigi. Non so dove sono, al solito ci metto anche chi sono e cosa voglio.
Apatia, depressione, tristezza per cosa? Non riesco a capire, mi sento solo fuori fuoco, tanto per cambiare.
Mi chiedo: riesci a non essere invidiosa? Riesci a non essere inconcludente?
Sotto tutto questo c’è il bambino? Non lo so, forse sì. E’ come se stessi aspettando qualcosa, in attesa di ..nulla, questo probabilmente è il problema. Mi rimangono ancora sul groppone gli incubi fatti a Parigi?
Perchè non ho fatto – in quei giorni – un sogno non dico bello, ma almeno neutro?
Perchè tutta quella paura, casino, mamme morte, serial killer, sesso, tutto insieme?

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ancora sogni…

[21 settembre]
Sono un paio di notti, forse 3, che faccio sogni confusi ma abbastanza dolorosi. In queste ultime mattine non ho pensato valesse la pena di trascriverli, ma al terzo o quarto giorno di fila di brutti sogni, non posso continuare a sottovalutarli.
[Eh eh, divertente quando l’inconscio (o anche il sommerso) si mette ad urlare attraverso i sogni: DIAVOLO, VUOI SMETTERE DI IGNORARMI? HO UN PAIO DI COSE DA DIRTI!! ASCOLTAAAAA!]
Il pezzo di sogno più doloroso riguarda mia madre, tanto per cambiare. Eravamo nella sua camera, nella loro casa (non quella della nonna dove vivevo io) ed eravamo a letto. Era abbastanza un bel momento, anche se ero preoccupata, perchè lei era malata, ma c’era sempre qualche speranza. Invece lei mi diceva: “mi fa male qui” indicando la bocca dello stomaco. Io toccavo ed era molto dura. Lei mi diceva che era già andata a farsi vedere, e che il tumore era tornato, e questa volta era quella ultima. Quindi io sapevo che lei sarebbe morta, e oltre a cercare di contenere la solita ondata affogante di dolore, pensavo che avrei dovuto fare molte altre cose, e ne avevo paura.
Niente da dire, questo mi fotografa abbastanza, un dolore che non accenna a diminuire di intensità, solo si presenta un po’ più raramente (o sono io che cerco di non sentirlo troppo spesso).
L’altro sogno è successivo, ma non si può mai dire. Mi trovavo in macchina, città sconosciuta, dovevo seguire la macchina precedente, su cui era M. per andare in una destinazione sconosciuta. Sbagliavo, e non potevo più svoltare perchè c’era molto traffico e doppia linea continua. Volevo fare un’infrazione, ma poi pensavo che la macchina era intestata a papà ora (oh, quanto ‘sta cosa mi disturba!) e non era il caso di azzardare troppo (perchè poi? ora che sono sveglia, vedo quanto certi timori siano infondati, facile, eh?).
Comunque proseguo un po’ con la macchina, cercando un punto dove fare inversione. Mi infilo in un piazzale, ma non vedo che ci sono alcuni vasi di basilico per terra e li rovescio. Vorrei proseguire fregandome dei vasi di basilico (non li ho rotti, solo rovesciati), ma vedo che ci sono alcune persone che imprecano contro di me, sono i proprietari dei vasi di basilico e quindi mi fermo. Penso che la macchina su cui è M. si sta allontanando tantissimo e ne sono spaventata. Cerco nella mia borsa il portafoglio, per dare dei soldi a questi che mi urlano contro (per aver rovesciato del basilico? ma sono pazzi!). Resisto alla tentazione di attaccare lite, penso che mi devo sbrigare e raggiungere l’altra macchina. Frugo nella borsa (quella vintage rettangolare, che ora si è rotta…curioso!), ma il portafoglio non c’è…me l’hanno rubato! e non so quando e chi. e comunque non ho soldi da dare a ‘sti qua che urlano, e mi sono persa…
mi sembra talmente evidente la consequenzialità tra i due sogni, che non mi ci metto neppure. Però non immaginavo di sentirmi così tanto senza risorse. Capita ancora, spesso, soprattutto quando il mio padre depresso mi schiaccia con la sua incrollabile determinazione a proclamare che il mondo è una merda e che noi tutti non abbiamo speranza, ma anzi, dobbiamo rassegnarci a che la vita sprofondi ancora di più nel nulla e nell’ansia. Le pastoie, le sue, le mie. Le sue richiamano le mie, è ovvio. Io ho finito l’analisi un anno fa proprio perchè mi ero guadagnata delle risorse, che mi consentivano di camminare da sola e andarmene anzi beatamente in giro. Ma non ci sono risorse eterne, questo lo so. Certe si esauriscono. Certe – se condivise – si consumano. Certe vengono risucchiate. Certe non le sappiamo difendere…

[29 settembre]
Scrivo qui di seguito un altro sogno. Di oggi. Stupido, anche questo è vagamente ricorrente (vedi qua), quindi forse val la pena trascriverlo.
Ho sognato G.: ogni tanto faccio questi sogni alla sliding doors, come se la mia vita non avesse svoltato circa 10 anni fa ed avessi proseguito con la vita precedente. Saremmo sposati, o magari già separati. Sicuramente lo avrei tradito. Comunque: nel sogno lui ha sposato una tipa che assomiglia a Vittoria A., l’amica d’infanzia delle mie sorelle. Una nevrotica inconsapevole, precisina, rigida e incredibilmente noiosa (eccomi, sono io, ovviamente). Io e lui ci rincontravamo ed io ero incontestabilmente più affascinante, vitale, piena di spirito e di passione. Infatti lui ci provava, la cosa era molto tenera, io subivo il fascino dell’essere quella che seduce, che ha il potere, e ci baciavamo. Poi entravano in gioco le mie sorelle, la situazione non era piacevole, entravano anche in gioco altri (la sua famiglia?), c’era gente antipatica e smorfiosa. Qualcuno trattava male I. Io mi chiedevo comunque come sarebbe stata la mia vita se fossimo rimasti insieme.

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Mi sto concentrando per accettare il fatto che devo smazzarmi un problema piuttosto grosso che ho con la mia mente. Ho creato un fantasma, l’ho alimentato e curato amorevolmente, me ne sono innamorata, l’ho coltivato e sponsorizzato. Ora ha preso potere e campo, è quasi completamente padrone della mia mente. Erano anni che non mi succedeva, mi sono ritrovata a fantasticare continuamente, creando vere e proprie fantasie, attingendo a ricordi, suggestioni, persone e creando le mie personali versioni narcisistiche del reale, in cui succedono cose irreali semplicemente perchè frutto del nulla.
Mi sono sentita malata, mi sono sentita in pericolo. Devo fare i conti con questo fantasticare nel posto in cui questi conti vanno fatti, cioè nella mia mente. Non altrove, non nella realtà.
Il sogno è mio, so che ricondurre la mia mente alla realtà mi lascerà vedova e orfana, come sempre. Ma tanto lo sono comunque.

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Figments of my brain…

E’ da qualche giorno (settimana?) che faccio sogni strani. Che poi non riesco a decifrare nemmeno appena sveglia, e che si decolorano inesorabilmente durante la mattinata.
Tendenzialmente sogno mia madre, nelle situazioni più strane e surreali, alle quali aggiungo una serie numerosa di persone e personaggi, cambi di ambiente e di atmosfera, bah…un gran casino.
Però oggi mi sa che il tema di uno di questi sogni si è ripresentato. Cioè ho già sognato che mia madre mi dice che mio padre è morto. Morti diverse, motivi diversi. Però la costante è il dolore che sento, la tristezza e la pena. Che strano, le parti invertite. Io che provo tenerezza per mio padre (non è una novità, è almeno un anno che posso dire di sentire cose simili). Lei che è viva e vegeta, e fa cose strane (tipo comprarsi un vibratore?).

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Cerco di trascriverlo non fosse altro per la sensazione di sollievo che mi ha lasciato, almeno nella prima ora dopo il risveglio. Dunque, mamma e papà venivano a vivere con noi. Entrambi, la mamma viva e vegeta e direi in forma. Solo loro due, per non so quale motivo, venivano a vivere qui, in questa casa. Che ovviamente a volte assomigliava ad altre case, tipo quella di P.M., oppure addirittura alla stanza dell’ospedale dove ho dormito quando mi hanno tolto l’appendice.
Comunque, venivano a vivere insieme a noi, e tutto sommato era pacifico, non c’erano particolari tensioni. Solo che io dopo poco pensavo: “non può continuare così, io non voglio, non voglio vivere con loro, ho bisogno del mio spazio”.
E – forse questo è il punto che ha generato il “sollievo” – glielo dicevo. Anzi, quando glielo dicevo (ad entrambi, sceglievo di dirlo a tutti e due, non solo alla mamma, perchè io sono adulta, non devo più mediare con papà…evvai ?!) ero proprio nella stanza dell’ospedale. Un po’ la mia stanza attuale, un po’ quella stanza lì, con loro due al fianco del mio letto.
Gli dicevo: “ho pensato che potete rimanere voi in questa casa, io e M. ce ne andiamo, dobbiamo avere una casa nostra. Voi potete anche rimanere, ma noi è tanto che viviamo da soli, abbiamo bisogno del nostro spazio”. Anzi, ad un certo punto pensavo: bene, loro possono rimanere qui, così non dobbiamo neanche fare il passaggio del contratto d’affitto, e noi ne approfittiamo per andare in “quell’altra casa” (quale ? non so), che forse è quello che volevamo fare. Ma ci dispiaceva lasciare questa. Quindi se ci rimangono loro, tanto meglio.
Poi il sogno finisce lì, con io che dico queste cose, e la mamma ha una prima ma leggerissima reazione di contrappunto, per la serie: “ma no…cosa dici”. Però finisce lì, con io che “glielo dico”.
Che cosa gli dico ? che ho bisogno del mio spazio, che non possono più abitare con me. Che io e M. andremo in un’altra casa. Messa così mi sembra un sogno anche importante. Ho avuto una leggera sensazione di sollievo, come se mi fossi liberata di un peso. Certo, se riuscissi a “cambiare casa” senza portarmeli appresso, andare ad abitare in un’altra casa con M., con loro due che rimangono sereni nella mia “vecchia” casa, be’, questo sarebbe senz’altro un passaggio epocale.
Se questo sogno significasse che mi sto o mi sono liberata del vecchio habitat, come di un vecchio habitus, ne sarei proprio felice.
Aspetto che si sedimenti un po’, poi ci rifletterò ancora.

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Piccole donne

Oggi ho sognato bambine. Parecchie bambine, 4 o 5, tra cui io, che ero forse la più cresciutella. Eravamo a casa dalla nonna, che era proprio la casa della nonna, con forse anche la nonna dentro. Eravamo nel corridoio fuori dalla porta, c’erano anche un paio di bambine proprio piccole, che muovevano i primi passi, e una bambina “di mezzo” con i capelli lunghi, sorella di una di queste. Tutti miei cloni, ovviamente.

La trama del sogno è quasi inesistente: stiamo lì a giocare in questo corridoio. Un paio di queste bambine non sono “di casa”. Sono ospiti, in un certo senso. E sono bambine un po’ più povere, con i vestiti lisi e un po’ di sporcizia qua e là.

Ad un certo punto entriamo in casa, forse c’è la nonna che ha preparato il pranzo. Io sono contenta che ci siano anche le altre bambine – quelle più povere – perchè invece noi abbiamo da mangiare e anche altre cose che possiamo condividere.

Al momento non associo altro. Il sogno mi fa un po’ tristezza perchè queste bimbe povere sono un po’ tristi. Niente di inconsolabile, ma sono un po’ tristi. Io le voglio aiutare, condividere le cose buone è senz’altro d’aiuto, ma la loro povertà originaria quella non la posso cancellare. E mi dispiace molto.

Mi dispiace per le mie bambine nate povere. Ora io posso offrire loro casa, pranzo, vestiti e forse anche giocattoli, ma la tristezza originaria non posso eliminarla. Rimane, negli occhi di quella bambina “di mezzo”  con i capelli lunghi, un po’ trascurata, intimidita e triste. Anche quella sono io.

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Questa volta non perdo tempo e trascrivo subito questo lungo sogno fastidioso.

In una prima parte – o un primo sogno – mi dovevo sposare. Non è chiaro con chi, ma non importa. Io non volevo, non era l’amore della mia vita, non era M.. Non avevo organizzato io, era stata la mia famiglia. Io avevo un amore (che nel sogno era un amico di I. e D., chissà perchè ho pescato proprio lui, mah…!), ma non si faceva sentire. Era sparito. Non sapevo come contattarlo, lui non sapeva mi sarei sposata. L’avesse saputo mi avrebbe portato via. E non sapevo come fermare il tutto, la mia famiglia mi aspettava, ero già molto in ritardo. Non avevo un vestito mio, I. me ne prestava uno suo. Ero come in trance, tutto quello che pensavo era “non voglio” ma non sapevo come oppormi.

Nell’altra parte del sogno – o nell’altro sogno – ho sposato G.. Di nuovo, non lo volevo, ma non avevo saputo oppormi. Non volevo ferirlo, ma era come se avessi avuto una vita parallela, di cui lui non sapeva niente, alla quale volevo tornare, ma non sapevo come. Lui mi portava a casa dei suoi, poi facevamo un giro in centro (sulla mia 500?), e io pensavo “ma è qui la mia vita, riconosco i posti, fammi scendere”, ma non dicevo niente. Poi mi portava in quella che sarebbe dovuta essere casa nostra. Che io non avevo mai visto, che lui aveva preparato. In ascensore mi baciava e mi stringeva, io pensavo “oddio, ora mi tocca pure scoparlo…”. Pensavo “vabbè, questo è il meno [è un periodo che mi sento generosa, e anche curiosa], il più è come uscire da questa situazione”. Ogni tanto mi veniva il dubbio, mi sentivo in colpa nei suoi confronti (sembrava così felice), pensavo: e se fosse giusto così ? Ma poi a tratti si squarciava il velo, ritornavo me stessa e pensavo solo ad andare via, a tornare alla mia vita.

Uno/due sogni fastidiosissimi. Cosa diamine vogliono significare ? Provo a scriverne, magari mi viene in mente qualcosa.

Cioè un primo livello mi sembra abbastanza facile: una parte di me forse si chiede “cosa sarebbe successo se..:” tipo il film Sliding Doors… cosa sarebbe successo se io non avessi incontrato M. Probabilmente sarei sposata con G., avrei una cucina componibile e uno/due figli. Non ci sarebbe stato niente di male. Forse sarei anche stata felice, ma non sarei stata io. Io come sono adesso sarebbe stato impossibile. Niente di avvicinabile a quel “felice e a proprio agio” in cui credo.

Ma forse – e questo credo sia un punto non marginale – la mia mamma morta sarebbe stata contenta di me. Adesso Dead mum is not proud. Ma io sono io e non vorrei proprio tornare indietro. Questo tipo di dubbio mi viene più in mente quando realizzo che my life is a mess. E lo è, a tratti lo è. Penso che se avessi voluto qualcosa di diverso l’avrei avuto con facilità (v. il sogno). Ma ” non ci stavo dentro” e appena qualcuno mi ha teso una mano (M.) sono uscita. E’ chiaro che voglio di più dalla mia vita di adesso. Ma non voglio quelle cose.

Un altro livello lo so che c’è, e riguarda più profondamente me. Qualcosa che mi sento obbligata a fare, che non mi rappresenta, che non mi appartiene… Ma non ho ancora capito cos’è. Magari più in là, durante il giorno.

Una cosa che mi viene in mente è che non possono essere sogni per così dire “narrativi”, in cui rivedo una parte della mia vita, immagino come sarebbe andata se…
C’è qualcosa di attuale, qualche dubbio o incertezza del/sul presente. Per esempio, mi viene in mente che nella prima parte del sogno qualcuno è sparito. Qualcuno che doveva portarmi via, o aiutarmi ad andare via, è irrintracciabile. Dove è finito ? Forse sono anche un po’ incazzata, qualcuno che doveva esserci al momento non c’è. In qualche modo ovviamente penso a M.. Cioè al rischio di perdersi dei pezzi, di non riuscire – a causa del lavoro, degli stress, della perenne mancanza di soldi – a rinnovare il nostro patto, il nostro matrimonio. Che non è quello che la mamma avrebbe voluto, ma che c’è, ed è anche solido. Solo che ogni tanto andrebbe rinnovato. Non come una promessa, ma come una realtà vera vera. Adesso è un momento in cui entrambi vorremmo fare un salto di qualità nelle nostre vite individuali e di coppia. Invece è un casino, per entrambi il lavoro non si è rivelato quello che speravamo (il mio l’ho perso, addirittura), la casa, i soldi, le rispettive famiglie incasinate (io vinco su tutto, in effetti). Questo è il mio “sogno infranto”.

E poi, eureka, alla fine ce l’ho fatta: un’altra persona che è sparita è la mia analista. Questa associazione la posso fare solo adesso. Qualcuno che “sapeva” chi ero, che doveva portarmi via. Non c’è. Non so come contattarla (cioè sì, ovvio, ma non posso). E ho paura che se non mi porta via lei, io non avrò la forza per dire “non voglio”.

Due sogni senza speranza, ecco perchè fastidiosi. Due sogni in cui le cose sono totalmente lontane dai miei sentimenti, e io non sono capace di deviare il corso di un fiume che non mi rappresenta. O così o pomì, cara mia, non c’è posto per una vita diversa. Madonna che tristezza.

Da un certo punto di vista penso: non è vero, io lo so cosa voglio. Ho chiara in mente l’immagine del tipo di vita, della persona che voglio essere, di chi voglio avere accanto e di cosa voglio condividere. Ho la mia bigger picture. La Befa, una vita più collettiva, un lavoro “etico”, avere bisogno di meno soldi possibile, scaldare il cuore con rapporti e umanità diversi.

C’è un abisso tra questi sogni e quello di qualche giorno fa. Lì ero io, proprio io, tutta intera. Felice e a mio agio. La sensazione di libertà e condivisione fa parte della mia bigger picture. E anche questo è un matrimonio che devo rinnovare. Quello tra me e la mia bigger picture.

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I have a dream

Dunque, al momento spero solo che il pomeriggio passi più velocemente possibile. Che questa giornata finisca. Pessima giornata, una di quelle in cui le cose sembrano inesorabilmente convergere verso il peggio. Malattie, ingiustizie, possibilità mancate. Cose che si potrebbero risolvere e che invece peggiorano. O comunque non danno segno di miglioramento. Non vedo l’ora che questa giornata finisca.
Ma ho fatto un sogno, direi cumulativo di molti pezzi della mia vita, con un finale quasi sorprendente.

E’ a questo sogno che voglio rimanere attaccata oggi.

C’era mio padre, il suo essere quasi impossibile da trattare. Lo accompagnavo in giro, non so dove, a vedere dei posti che ovviamente a lui non piacevano (e a me sì). Lo lasciavo parlare, non so che fine abbia fatto, poi nel sogno non c’è più.
[In effetti è lui che ha un definitivamente girato la giornata verso il peggio, raccontandomi tutto il male e il peggio che vede (o che c’è) nella sua vita. E io non posso farci niente, da un certo punto di vista ha ragione, quelle cose ci sono nella sua vita. Da un altro punto di vista ha torto, perché non vede il bene, o – come ha fatto recentemente – generalmente lo calpesta. So che il più delle volte la bilancia pende a seconda degli occhiali che si indossano. Distorcono la realtà ? Sono troppo scuri, mettono in ombra anche quello che è illuminato? Le cose succedono, veramente, a volte non si può evitare che le cose peggiori succedano. L’unica cosa che posso cambiare sono io. allora ho comprato 3 piccole bavaresi colorate da mangiare con la fra.]

Comunque, il sogno. C’era un posto, molto grande, stanze, giardini, loggiato, mura, balconi, colonne. Pieno di gente, tanta gente. Un po’ accampata, tutti lì a dormire, chissà perchè.

Io sono con Massimo. All’inizio ho paura della violenza. Mi viene in mente il g8, l’essere indifesi di fronte a chi ha decisamente l’intento di fare del male, non lo fa distrattamente, lo fa coscientemente e scientemente. Potrebbero arrivare, polizia, o chissà chi. Qualcuno a cui non va bene che tutta quella gente, pur pacifica, stia lì. E io guardo tutta quella gente, che dorme insieme, un po’ alla bell’e meglio. Ho paura. Forse qualcosa sta anche succedendo, al piano di sotto. O forse no. Ma poi il sogno, da livello-angoscia-in-salita, ha cominciato a virare. Io giro per questo posto grande, sentendomi sempre più a mio agio, anche se è tutto nuovo e forse un po’ inusuale per me.

Giro e ci sono cose strane, ma belle, magari non perfette (tipo i bagni), ma gestibili. Potenzialmente molto belle, sicuramente speciali. E la gente, gente che saluto, gente che si ferma a parlare, che mi racconta qualcosa. Sono ben accetta, anzi, accolta. Questo è fantastico, l’atmosfera è sempre più rilassata, c’è gente che fa cose, dentro e fuori a questo posto. Cose interessanti, lavora, mangia, fa musica, discute.

E poi io comincio a correre, lungo un viale tipo le mura di Lucca (ecco che fa capolino la Toscana, ma va ?) comincio a correre e a danzare, e a modo mio improvviso una vera e propria danza, con le cose che posso saper fare, salti, piroette, e chissà. Mi sento libera e felice, danzo e corro, e quando arrivo alla fine, ci sono persone sedute all’aperto intorno a dei tavoli (oh quanto assomiglia a Bagnaia, tutto questo !) . Stanno per iniziare a mangiare e mi hanno tenuto il posto. Mi chiamano, mi accolgono nuovamente. Mi piacciono, vorrei che fossero la mia famiglia. E forse questo è possibile.

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