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Posts Tagged ‘immaginazione al potere’

Ritorna vivo il desiderio di fuga. La mia mente sfugge, cerca scappatoie a pastoie mentali ricorrendo ad altre pastoie mentali. Ho in mente un sacco di discorsi. Che non hanno nessun interlocutore appropriato. Solo interlocutori immaginari, ectoplasmi della mia mente. Che voglia di fuga. Devo fare attenzione, di nuovo.

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Mi sto concentrando per accettare il fatto che devo smazzarmi un problema piuttosto grosso che ho con la mia mente. Ho creato un fantasma, l’ho alimentato e curato amorevolmente, me ne sono innamorata, l’ho coltivato e sponsorizzato. Ora ha preso potere e campo, è quasi completamente padrone della mia mente. Erano anni che non mi succedeva, mi sono ritrovata a fantasticare continuamente, creando vere e proprie fantasie, attingendo a ricordi, suggestioni, persone e creando le mie personali versioni narcisistiche del reale, in cui succedono cose irreali semplicemente perchè frutto del nulla.
Mi sono sentita malata, mi sono sentita in pericolo. Devo fare i conti con questo fantasticare nel posto in cui questi conti vanno fatti, cioè nella mia mente. Non altrove, non nella realtà.
Il sogno è mio, so che ricondurre la mia mente alla realtà mi lascerà vedova e orfana, come sempre. Ma tanto lo sono comunque.

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Desiderio

Ho iniziato a leggere Bauman, consumo, dunque sono. Fa riflettere sul desiderio. Quanto desideriamo essere oggetti di desiderio.
Sentirmi qualcosa di desiderato, da parte di qualcuno, è diventato un bisogno. Per non scomparire. Perchè i desideri sono fatti della stessa materia dei sogni, e delle fiabe. E sono un antidoto al grigiore, allo svuotamento. All’appiattimento. e alla morte.
Il desiderio è l’opposto della morte. Forse io ho paura di morire, morire per quella che sono stata finora, quella che ho imparato a conoscere, e mi ci sono voluti 35 anni. Forse ora che penso ad un figlio, penso ad un’altra fase o dimensione della mia vita, ora che ho finito l’analisi, forse ho avuto paura di morire. E il fatto di diventare desiderante e desiderata è stata un’operazione salvifica, una specie di catarsi?

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Mi viene da scrivere, in effetti oggi non faccio altro che scrivere in maniera frenetica, scrivere di nulla. Non ho nulla da dire, ho la testa piena di nulla. Scrivo per galleggiare. Per non smettere di respirare. Perchè non so che altro fare, non mi riesce di staccarmi dal computer, e se non scrivo finisce che mi metto a pensare intensamente a quello a cui non dovrei pensare.
Sto cercando una strategia per soffrire meno, o per non ricominciare a fantasticare.
Fantasticare allevia la sofferenza, ma scava la fossa.
Se lascio che la mia mente trovi sollievo e rifugio solo nelle fantasie, sono fritta.
Ieri dovevo stare lontana dalle finestre. Oggi forse ancora, è meglio che stia lontana dalla finestra. Questo è un pensiero orribile? L’unico modo perchè il mio cervello taccia e smetta di pensare. Dormire non serve, anzi il dormiveglia è una tortura perchè allora sì che i pensieri sono liberi e vanno vanno vanno. Bere funziona abbastanza, se non che tira fuori la rabbia e poi non so dove metterla. Le sigarette sono consolatorie, ma un placebo. Durano poco. Non trovo pace. Troppi giri di giostra nell’ultimo periodo. L’idea di essere respinta da quello che la mia mente ha partorito da sè mi rende furiosa. Non lo accetto. Io ho creato lo scenario e poi ne sono rimasta dapprima schiacciata, poi esclusa.

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Emergo (forse non ancora) dall’ennesima giornata (pomeriggio) fallimentare passata a rincorrere illusioni, fantasie e corollario di inevitabili delusioni. Giornata difficilissima, per la seconda metà. Devo ringraziare E. e F., sono venute a recitare da me, provvidenziali. Loro e l’ora di daimoku. Prima che arrivassero ho avuto un piccolo crollo. Tutto alimentato dalla mia mente. Che fa e disfa. Costruisce castelli in aria, scenari, piccoli intrattenimenti ad uso e consumo di una mente turbata, affatto innocenti. Che poi mi si ritorcono contro, matematico. Come ieri.
Però, mannaggia, possibile che non riesca ad uscirne? Essere così fragile emotivamente, in balia di demoni mascherati da sentimenti (o viceversa?), mi suona strano, lo trovo mortificante. I risultati sono concretamente un po’ umilianti, perchè le giornate scorrono velocemente, dolorosissime e inconcludenti, senza che io riesca a opporre nessun pensiero veramente alternativo. Non riesco a riacchiapparmi. E’ come se fossi fuori di me. Altra. Cioè, forse sono proprio fuori. Altro che bigger picture. al momento non vado più in là nel mio naso.Mi crogiolo di istinti “bassi” (animalità?). Non padrona della mia mente. Schiava di un illusione, di un vizio, di un giocattolo fantasma. Per il quale sono disposta ad uccidere (simbolicamente?) intere parti di me e della mia storia. Che mando beatamente a quel paese, facendomi beffe di loro, e ritornando ragazzina, bambina, immatura, indifesa, indisciplinata, sola.

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Fedele alla Risoluzione n.2 emanata questa mattina, voglio scrivere dell’ansia – sottile – che si è insinuata nelle pieghe di questo tardo pomeriggio. Rinvaso piante, simulo attività da pseudo-relax casalingo-domenicale, ma in realtà sto aspettando che M. parta. L’idea di restare sola per 24 ore non mi solletica affatto, al contrario. Il punto è: una giornata senza M. diventerà un totale giro di giostra dei miei demoni, ecco il perchè dell’ansia.
Il problema vero è che una 24 ore in preda ai demoni mi solletica assai. Tutte le mie tendenze distruttive e pruriginose e morbosette sono in allerta, sui blocchi di partenza. Aspettano solo che lo starter spari, il riscaldamento l’hanno già fatto nei giorni scorsi. Invece che “dàgli al demone”, una cosa tipo: “eccoti finalmente caro demone, entra pure, minchia quanto mi sei mancato”.
La sfida come sempre è tenere fede alla Risoluzione n. 1 (Lotta vs demoni e oscurità, sempre).
La vedo dura. Anzi, durissima. Come prima cosa andrei a comprarmi le sigarette, ché birra e vino ne ho. Ma – in teoria – ho smesso di fumare. Forse dovrei chiamare qualcuna e uscire. Sembra risolutivo, ma in realtà uscire con i demoni sotto l’ascella è cosa pericolosissima, l’ho sperimentato nei giorni scorsi. Finirei per girare col cappio al collo in cerca del mio albero preferito. Allora le illusioni preferisco coltivarle a casa, è più doloroso ma più sicuro. Starò in casa, tenterò un’ora di daimoku serio, poi birra + film stupido da femmine. Facendo finta, ovviamente invano, di tenere lontano demoni & c. Però cacchio, le sigarette..

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la fortuna…

mi emoziono come una ragazzina. che fortuna!

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Era inevitabile. Infallibilità del Karma. Era un demone e non poteva che portare sofferenza. Non immaginavo così presto.
Anzi, credevo di essere io a condurre il gioco. Io ho creato il giocattolo, io lo controllo. No, invece no. Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Che idiota che sono! mi merito la tristezza di adesso, mi merito di sentirmi umiliata e triste! Cretina! Ora farò i conti con le cose della mia vita che ho trascurato, con tutto quello che ho posticipato, messo da parte, in cerca di una via di fuga. L’illusione più grande è quella di poter controllare il nostro demone cavalcandolo, seguendolo, stando fianco a fianco.
Il demone si sconfigge solo lottando con lui faccia a faccia. Sfidandolo apertamente, in campo aperto. Non si sconfigge con le mossettine, con i sotterfugi, con le strategie minori. Solo una grande battaglia. Questa è una buona cosa, da imparare. Solo che una parte di me gli sta augurando che vada male. Perversione. Demone. Idiota.
[…]
Continuo ad ascoltare musica nuova. anzi sto cercando musica che mi spieghi cosa sto provando. Sono in un angolo a guardare la festa. E’ tutto esagerato, sproporzionato, lo so. Oggi devo fare i conti con questa tristezza, con la mia sconfitta.
Non so se sono capace a fare i conti. Sono triste ed arrabbiata. e deprivata di qualcosa. Di un’illusione. a cui sono attaccatissima. questa roba è tutta mia, sono io che l’ho evocata e accudita. Non voglio disconoscerla sono perchè mi è passata sopra come una schiacciasassi…

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Ieri ho ottenuto una piccola vittoria su me stessa.
Oggi l’ho un po’ vanificata!
Il demone è sempre lì in agguato, anzi oggi è tornato alla carica. Meno male che ieri ero riuscita a neutralizzarne almeno una parte. Altrimenti credo che oggi avrebbe veramente vinto su tutti i fronti. Sarei stata proprio fritta.
“Magari camminiamo”. Oddio. Protège moi.
Oggi è stata una giornata di lotta. Ieri di più. Domani di più ancora. Questa cosa c’è ancora nella mia vita. Ed è così attraente, ovviamente io non sono sicura di volerlo veramente sconfiggere, questo demone. O forse vorrei solo potermici abbandonare. Tra le sue braccia. L’altro titolo del post potrebbe essere where is my mind. Ho perso la ragione?
Ieri ho capito cosa sto rischiando. E so che non voglio veramente perdere niente di quello che ho. Voglio invece che ritorni a significare.

[…]

Il Daimoku mi rende più forte. Anche se continuo a sbagliare, anche se non riesco ancora a trasformare questa cosa nella mia vita, il Daimoku mi rende più forte.
Ogni giorno devo fare appello alla mia determinazione, ogni giorno devo ripromettermi di non lasciarmi tentare, di non lasciarmi andare.
Diventa difficile, la vita si complica. Maggio sarà un mese allucinante. Meno male che io avevo appena determinato di fare 2 ore al giorno di Daimoku. Dopo solo 4 giorni…booom! E’ esplosa la vita: scadenze impossibili, esami congruenti, date coincidenti. Mi importa di farcela, non importa come. E’ una grossa sfida. Praticamente tutto quello che avevo rimandato, che non riuscivo ad affrontare (non proprio tutto, ma si fa ancora in tempo ad aggiungere in corner qualcos’altro), si è concentrato nei prossimi 30 gg. Mi sembra di essere già stata in questa situazione. Non male, se non sbaglio l’ultima volta ne avevo tratto grandi soddisfazioni e benefici.
Boh, tutto chiaro, apparentemente. Basta non cedere ai demoni…

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marzo 2009.
ho una crisi d’astinenza del mio giocattolo rotto. Mi manca terribilmente, ho intrapreso una vera e propria lotta con il mio cervello per deviare il pensiero ricorsivo. Non serve a niente pensare ad un giocattolo, in più rotto. Anche la fantasia provoca dipendenza. Questo lo sapevo, ma non avrei immaginato in tempi così rapidi. O forse la rapidità è proporzionale al bisogno?

[…]

28 marzo 2009
Ho passato una giornata piena di parole, persone, musica. Tornata a casa, ho davanti poche ore di sonno prima di ripartire per Firenze. Un’altra giornata piena, Daimoku, viaggio, amicizia da approfondire. Eppure, tornando a casa continuavo a pensare al mio giocattolo -ormai – rotto. O forse quasi rotto. O che comunque mi va bene anche da rotto. Si può giocare con i giocattoli rotti. I giocattoli rotti “giocano” ancora, altrochè. Va che sono stupida…Ora dovrei andare a dormire, ho anche una camomilla calda davanti, e continuo a pensare al mio giocattolo. E’ diventato un rifugio, anche “forzato”, ma comunque accogliente.

[…]

8 aprile 2009
Al momento non ho gli strumenti per comprendere cosa sto vivendo, come mi sento. Mi sento un po’ estraniata da me stessa, non mi capisco, non so cosa voglio. Il giocattolo che ho costruito è fuorviante, ma spesso è l’unico pensiero in grado di generare un guizzo di attenzione nella massa indistinta dei miei pensieri caotici.
Il giocattolo è rotto, il giocattolo funziona ancora. Il giocattolo è in stato comatoso, ma viene mantenuto in vita dalle macchine. Il giocattolo è uno zombie di avidità che mi assale nei sogni. Il giocattolo è positivo, un tramite per capire qualcosa di me che a quanto pare ancora non so. Oscillo, cerco interpretazioni comode. Mi aggrappo a qualsiasi cosa mi dia l’illusione di poter giocare senza correre rischi. Giocare al sicuro. Praticamente impossibile.

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